CARLO POZZONI FOTOEDITORE
INAUGURAZIONE
24 maggio 2016, ore 18.30
interverrà l’assessore alla cultura del Comune di Como Luigi Cavadini
La mostra resterà aperta dal 25 maggio al 20 settembre 2016
Orari
12.00 – 14.30 / 19.00 – 22.30
lunedì chiuso
Ristorante Caffè Teatro
Piazza Verdi, 11 – 22100 Como
Lo storico e gesuita francese Michel de Certeau scrisse una volta che mentre la pianificazione urbana avviene con una visione “dall’alto”, chi vive all’interno della città ne ha inevitabilmente una visione “dal basso”. Camminare per la città diventa perciò un’operazione simile a seguire le linee di un testo che non siamo in grado di leggere.
Quando ci muoviamo per le vie di una città che ci è familiare ed è parte della nostra vita quotidiana, tendiamo a vederla con l’occhio dell’abitudine, spesso perdendo di vista particolari di valore estetico sorprendente. Seguendo quanto già fatto con altri progetti fotografici incentrati sul paesaggio urbano di Como, ho cercato con questa mostra di inseguire scorci e inquadrature inediti nella città in cui pure vivo da trent’anni.
Sottraendo gli scatti all’alta risoluzione che le macchine fotografiche più professionali permettono, è stata utilizzata esclusivamente una vecchia Holga, la mitica camera di fabbricazione orientale che tra i fotoamatori è diventata un oggetto di culto proprio per le caratteristiche sfocature e distorsioni che imprime a ogni scatto.
In questo modo, ho voluto comunicare ancora una volta quanto apprezzare l’estetica urbana non dipenda dall’intensità o dall’acutezza dello sguardo, ma solo dalla giusta prospettiva. Gli involontari effetti di luce prodotti dai rullini fuoriusciti dalla Holga sono stati anzi lo strumento per sottolineare visivamente il senso dell’intera operazione, incentrata sulla ricerca di uno sguardo inedito sul paesaggio comasco.
Per sottolineare l’immediatezza e allo stesso tempo l’assoluta non ovvietà del tentativo di vedere con occhio nuovo ciò che è quotidianamente sotto il nostro sguardo, le foto che compongono l’esposizione sono state concepite come un’opera deliberatamente incompiuta. Poiché la sospensione dello sguardo convenzionale è soggetta alle circostanze e non può essere pianificata, si è preferito dare alla mostra un carattere aperto all’aggiornamento costante: nuove fotografie verranno aggiunte alla collezione mano a mano che una nuova prospettiva si proporrà allo sguardo fotografico.
Grazie all’imprevedibilità della sua evoluzione, la mostra avrà dunque vita propria per tutta la sua durata, rendendo meno banale anche la sua fruizione. Visitare la mostra richiederà ogni volta la messa in discussione delle aspettative precedenti, con la stessa apertura all’inedito che ha permesso all’autore di catturare le nuove prospettive proposte e che permette dunque allo spettatore di cogliere in prima persona il senso dell’intera operazione.
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